Giardinaggio come risorsa

Nel suo primo rapporto nazionale, la Royal Horticultural Society (RHS) ha fotografato lo stato del giardinaggio nel Regno Unito, mettendone in luce il valore economico, ambientale e sociale. Il RHS State of Gardening Report 2025 mostra come i giardini, privati o collettivi, rappresentino molto più che spazi decorativi: sono infrastrutture verdi, strumenti di salute pubblica e veri e propri corridoi ecologici.

Per chi si occupa di paesaggio e verde in Italia, queste riflessioni offrono spunti interessanti.

Il giardino come bene pubblico

In Gran Bretagna esistono circa 25,8 milioni di giardini che coprono 959.800 ettari, più del triplo dell’estensione delle riserve naturali nazionali. È un dato che cambia la prospettiva: la somma dei giardini privati costituisce una rete ecologica di valore nazionale.

Traslando questo concetto in Italia, si comprende come anche i giardini domestici o condominiali possano avere un ruolo rilevante nella rigenerazione urbana e nella connessione tra frammenti di natura. Ogni spazio verde può contribuire a mitigare le isole di calore, favorire la biodiversità e migliorare la qualità dell’aria.

Salute, benessere e relazioni

Il giardinaggio produce benefici tangibili sul piano mentale e fisico. In Gran Bretagna il 77% dei giardinieri riferisce effetti positivi sul benessere psicologico e il 76% sulla salute fisica. È un’attività che unisce movimento, contatto con la natura e senso di realizzazione.

Nel contesto italiano, dove il sistema sanitario si interroga sempre più su strategie di prevenzione e benessere diffuso, il giardinaggio può essere riconosciuto come una forma di “cura verde”. Gli esempi di orti terapeutici, giardini sensoriali o spazi verdi negli ospedali mostrano che la strada è aperta, ma ancora poco esplorata.

Biodiversità e adattamento climatico

I giardini britannici ospitano oltre 50 milioni di alberi e più del 40% delle specie di uccelli e mammiferi del Paese. Sono, a tutti gli effetti, piccoli ecosistemi capaci di assorbire carbonio e sostenere la fauna selvatica.

In Italia, dove il clima mediterraneo impone periodi di siccità e forti eventi meteorici, il principio resta valido. Occorre progettare giardini che sappiano trattenere l’acqua, scegliere specie autoctone o resistenti alla siccità, ridurre le superfici impermeabili e restituire al suolo la sua capacità naturale di assorbimento.

Accesso e inclusione

La RHS denuncia una crescente disuguaglianza nell’accesso al verde: milioni di persone nel Regno Unito non dispongono di un giardino o di uno spazio coltivabile. L’Italia vive una condizione simile, con molte aree urbane dove il verde di prossimità è scarso o inaccessibile.

Progetti di orti urbani, giardini condivisi e spazi verdi comunitari possono diventare leve di inclusione, luoghi d’incontro e apprendimento. Il giardinaggio non è soltanto un gesto individuale, ma un modo per costruire appartenenza e responsabilità collettiva.

Cultura del verde e formazione

Il rapporto sottolinea anche un calo di competenze nel settore dell’orticoltura. È un problema che riguarda anche l’Italia, dove la manutenzione del verde è spesso ridotta a un servizio tecnico, senza un’adeguata valorizzazione culturale.

Occorre promuovere la formazione professionale di giardinieri, progettisti e tecnici del paesaggio, ma anche rafforzare la consapevolezza del pubblico. Parlare di giardini significa parlare di scienza, di estetica, di clima e di società.

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